L'Artista
Artigiano o filosofo?
Chi davvero si può definire "Artista"?
Dagli albori della civiltà
“Artista” una parola di origine antichissima, che affonda le sue origini etimologiche ancora quando il latino era la lingua più parlata del mondo conosciuto dai nostri antenati Europei.
Sicuramente però i primi segni di chi ha praticato questo mestiere risiedono ancora più nel passato, testimoni, le famose incisioni e pitture rupestri che adornano caverne e pareti rocciose.

Pittura della grotta di Lascaux, Francia, c. 47.000 a.C.
La parola “artista” deriva da quella latina “artifex” cioè “artefice”. Gli artisti vissuti prima del XIII secolo, infatti, erano considerati semplicemente esecutori materiali. Gli ”artefici” spesso erano analfabeti (non serviva che fossero colti) perciò ricevevano una formazione professionale specializzata all’apprendimento del mestiere interessato (pittura, scultura ecc.). I committenti delle opere, persone molto facoltose e spesso istruite, chiedevano a questi ”artigiani” di preparare le opere per loro, infatti oggi la paternità dei reperti artistici risalenti a prima del secolo XIII viene attribuita a chi l’opera l’ha finanziata. Non immorale può essere l’accostamento che viene fatto con il termine di “artigiano” che noi oggi utilizziamo per indicare il professionista che con l’uso del lavoro manuale crea articoli con finalità funzionali e/o di decoro… in quanto l’arte pre-rinascimentale aveva per lo più uno scopo divulgativo per le masse (analfabete) o di arredo per le abitazioni più prestigiose.

Affresco da Villa dei misteri, Pompei, Italia, II secolo a.C.
Un mestiere che “Rinasce”
Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.(San Francesco d’Assisi).
Dal secolo XIII nella letteratura storica arriva la svolta per chi come Giotto e Michelangelo si afferma nella società con il titolo di Artista. Nel periodo che vede la fine del Medioevo e l’era del rinascimento l’artista non può più essere un semplice esecutore ma comincia a crearsi una rivoluzione culturale che vede protagonista l’uomo e tutte le discipline che lo esaltano in quanto “animale cosciente”. L’arte, inondata da questa tempesta evolutiva, subisce forti cambiamenti, soprattutto strutturali. I nuovi protagonisti sono personaggi colti e studiosi che potevano vantare molta stima da parte dell’élite sociale del tempo.
Per essere considerati artisti (nel rinascimento) non era sufficiente conoscere ogni segreto della pittura o della scultura (che già significava avere notevoli doti manuali ed essere maestri in scienze come la chimica) si doveva possedere anche una grande preparazioni in discipline più analitiche come l’architettura, la matematica e la fisica. Per dare un ordine temporale più chiaro questo albo di eclettici professionisti si apre con Giotto (nato alla fine del XIII secolo) e si conclude con Bernini (morto nel 1680), dal XVIII secolo in poi i ruoli di scultore, pittore e architetto si staccheranno fino distinguere discipline sempre più definite, riservando il titolo di Artista a chi opera nel settore delle Belle Arti.

Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, Italia, 1622-1625

Michelangelo Buonarroti, Disegno preparatorio, c. 1500
I nuovi filosofi
Impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come un artista.(Pablo Picasso).
Nel corso del XIX secolo il termine Artista si lega sempre più alla visione romantica del “Genio creativo” aprendo di fatto la strada a tutte le nuove forme d’arte che dal 1800 ai giorni nostri si stanno delineando.
La “nuova” definizione di Artista comincia a prendere forma dall’avvento dell’arte impressionista, quando le tecniche pittoriche, non più legate ai canoni dettati dalle accademie di Belle Arti, lasciano spazio al concetto celato che l’artista vuole trasmettere.
Come sostiene il critico e curatore Sandro Orlandi Stagl l’impressionismo è stato lo spartiacque nella storia dell’arte: “con gli impressionisti finisce l’epoca dell’artista che cerca di riprodurre la realtà alla ricerca della perfezione e con gli espressionisti nasce l’epoca dell’artista che vuole farci vedere ciò che la realtà non riesce con le sue forme perfette”.
Nell’ultimo secolo del secondo millennio il mondo dell’arte “perde” una figura importante, il “mecenate”, in compenso però ne acquista un altro il “collezionista”. In questo spettacolo con attori diversi l’artista cerca sempre più di distinguersi con “segni particolari” facendo prevalere la dedizione al mercato rispetto alla dimensione etica e formale delle sue opere, infatti nel panorama artistico riusciamo a distinguere un Fontana da un De Chirico senza necessariamente essere critici esperti.

Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia, c.1950

Lucio Fontana, Concetto spaziale Attesa, 1968
L’artista che cammina le strade del nostro secolo non è niente di meno che un pensatore, un rivoluzionario, direi persino un “filosofo” che utilizza il suo lavoro come vettore di concetti e di idee capace di portarli fino al pubblico con lo scopo di, come afferma l’artista Banksy, “confortare il disturbato e disturbare il comodo”. Oggi chi si definisce Artista deve essere un intellettuale che lavora secondo un etica e deve essere consapevole della grande responsabilità sociale della sua arte.
